Quando la politica si impunta sui diritti delle donne


Quando la politica si impunta sui diritti delle donne
La notizia del giorno arriva con il sapore amaro di un'occasione sprecata. Patrizia Belloi, Marika Menozzi e Daniela Depietri, rispettivamente del PD di Modena e Carpi, non le mandano a dire: la retromarcia della maggioranza sul disegno di legge che introduce il principio del consenso "libero e attuale" nei casi di violenza sessuale è "vergognosa". E difficile dar loro torto.

Il dietrofront che non ti aspetti

La storia è quella di un accordo che sembrava scritto nella pietra. Il 12 novembre scorso Giorgia Meloni ed Elly Schlein si erano strette la mano su un patto bipartisan: modificare l'articolo 609-bis del Codice penale per rafforzare la tutela delle donne vittime di violenza sessuale. Alla Camera il testo era passato all'unanimità - uno di quei momenti rari in cui destra e sinistra guardano nella stessa direzione. Ma il 25 novembre, proprio nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è arrivato il colpo di scena. La Commissione Giustizia del Senato ha deciso di rimettere mano al testo, probabilmente per cancellare l'aggettivo "attuale" dal concetto di consenso. Un dettaglio? Forse, ma abbastanza importante da far saltare l'accordo e costringere il disegno di legge a tornare alla Camera per una terza lettura.

La Lega alza la voce

Il sospetto delle tre dirigenti dem è che dietro questo stop ci sia la Lega di Matteo Salvini, rinvigorita dal risultato elettorale in Veneto. Le dichiarazioni del leader leghista, che ha paventato il rischio di "vendette" attraverso la nuova norma, hanno fatto il resto. Una visione che le esponenti democratiche definiscono senza mezzi termini "irrimediabilmente patriarcale". "Solo chi non riesce a liberarsi di questa mentalità può pensare che una norma di tutela possa rappresentare uno strumento di offesa", spiegano le tre, mettendo il dito nella piaga di un dibattito che va oltre la tecnica giuridica e tocca il cuore delle mentalità.

Le anime retrograde del governo

Il giudizio di Belloi, Menozzi e Depietri è severo: accanto a Salvini c'è anche la ministra Eugenia Roccella, e tanti altri esponenti della maggioranza che vedrebbero nella conquista di diritti da parte delle donne "non un traguardo di civiltà, ma una minaccia al potere dell'uomo". Un'analisi che fotografa uno scontro politico e culturale profondo, dove il consenso - parola chiave della proposta di legge - diventa terreno di battaglia ideologica.

L'impegno continua

Nonostante la delusione, le tre esponenti del PD assicurano che non si fermeranno: "Sosterremo con ogni mezzo questa battaglia di civiltà". Perché, come dicono loro, ci sono questioni che dovrebbero rappresentare "un patrimonio comune" al di là delle appartenenze politiche. In un Paese dove i femminicidi e le violenze di genere restano una piaga aperta, la speranza è che la politica ritrovi presto quella unità d'intenti che sembrava conquistata e che invece è durata il tempo di un battito d'ali. Per le donne italiane, e per la civiltà di tutti noi.
Visualizza le fonti dell'articolo


🏛️

Assistente Ombra

Online