Quando la sanità fa male al portafoglio: il contratto che divide i sindacati


Quando la sanità fa male al portafoglio: il contratto che divide i sindacati

Il mondo sanitario modenese è in subbuglio. Come una ferita che non si rimargina, il nuovo contratto collettivo della sanità pubblica 2022-2024 - firmato lo scorso ottobre da Cisl FP, Fials, Nursind e Nursing Up - continua a far discutere, lasciando fuori dalla sottoscrizione due pesi massimi del sindacalismo: Cgil e Uil. Nicola Maria Russo, segretario della UIL FPL per Modena e Reggio Emilia, non usa mezzi termini: questo contratto è una vera e propria beffa per chi ogni giorno si occupa della nostra salute. "I lavoratori perderanno due terzi del loro potere d'acquisto", tuona Russo, mettendo i numeri sul piatto con la precisione di un chirurgo. A fronte di un'inflazione che ha mangiato stipendi come un Pac-Man impazzito, gli aumenti reali si fermano a miseri 40-60 euro lordi al mese. Una elemosina che fa venire il mal di pancia solo a pensarci. La matematica, si sa, non è un'opinione: con un'inflazione che negli ultimi tre anni ha galoppato come un cavallo imbizzarrito, quegli spiccioli in più in busta paga equivalgono a perdere 172 euro di potere d'acquisto. "Il loro salario ha perso il 10 per cento del suo valore", rincara la dose Giulia Casamassima, responsabile Sanità della FP CGIL Modena. Una percentuale che sa di presa in giro per chi si alza all'alba per prendersi cura di noi cittadini carpigiani quando stiamo male. Ma c'è di più, e qui la questione si fa ancora più amara. Il contratto introduce una tassazione agevolata che sembra fatta su misura: riguarda solo gli straordinari degli infermieri. "Se vuoi guadagnare di più, lavora di più", sintetizza con amarezza la Casamassima. Un messaggio che sa tanto di sfruttamento mascherato da opportunità. Come dire: vuoi arrivare a fine mese? Sacrifica la tua vita privata sull'altare del lavoro extra. E mentre i nostri operatori sanitari si vedono negare l'esclusività professionale - quella che almeno dovrebbe riconoscere chi dedica tutto il proprio tempo al servizio pubblico - il buono pasto resta inchiodato a 5,16 euro. Praticamente il prezzo di un caffè e un cornetto al bar, se va bene. I sindacati che non hanno firmato parlano di "resa mascherata da conquista", di un accordo che "impoverisce i lavoratori e peggiora i servizi". Parole dure che rispecchiano la frustrazione di chi rappresenta circa 600mila lavoratori del Servizio Sanitario Nazionale, molti dei quali operano anche nel nostro territorio. La verità è che dietro le cifre e le polemiche sindacali c'è una questione che tocca tutti noi carpigiani: se i nostri medici, infermieri e operatori sanitari sono demotivati e sottopagati, chi ci curerà quando ne avremo bisogno? Un interrogativo che dovrebbe far riflettere non solo i sindacati, ma anche chi governa le scelte della sanità pubblica. In attesa che qualcuno si ricordi che la salute non ha prezzo, ma chi la tutela merita almeno un giusto compenso.

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