Non si sente spesso dire che il privato chiede aiuto al pubblico. Di solito è il contrario. Ma oggi a Carpi e in tutta l'Emilia-Romagna assistiamo a uno scenario inedito: sono le strutture sanitarie private accreditate a lanciare un grido d'allarme che dovrebbe far riflettere tutti noi, dalla Regione ai cittadini che aspettano una visita da mesi.
Il nodo che si stringe
La storia è semplice nella sua drammaticità.
Massimo Carpigiani, presidente di
Anisap Emilia Romagna (l'associazione che rappresenta i poliambulatori privati accreditati), ha messo nero su bianco una preoccupazione che suona come un ultimatum involontario: "La Regione non ha ancora definito l'accordo quadro per il 2026". Un accordo che scade il 31 dicembre di quest'anno e che, se non rinnovato, lascerebbe migliaia di cittadini carpigiani e della provincia senza la possibilità di accedere a prestazioni specialistiche che oggi rappresentano un quarto di tutta l'attività ambulatoriale regionale.
I numeri che fanno paura
Quando si parla di sanità, i numeri raccontano storie di persone. E i numeri di
Anisap sono eloquenti: nel 2023 le strutture private accreditate hanno erogato quasi
4 milioni di prestazioni. Non briciole, ma un pilastro dell'assistenza sanitaria regionale che oggi traballa per l'incertezza burocratica. Le ricerche confermano che l'Emilia-Romagna si posiziona tra le regioni più attrattive per la mobilità sanitaria, seconda solo alla Lombardia. Un primato che porta con sé benefici economici ma anche il peso di cittadini da altre regioni che vengono a curarsi qui, allungando inevitabilmente le nostre liste d'attesa.
La colpa di chi non ha colpe
C'è un paradosso tutto italiano in questa vicenda. Le strutture private accreditate operano con
budget fissi stabiliti dalle Ausl, non possono sforare, non hanno autonomia decisionale sui numeri. Eppure vengono spesso indicate come corresponsabili dei problemi della sanità regionale.
Carpigiani lo dice chiaramente: "Non abbiamo né autonomia né possibilità di generare sforamenti. È scorretto e fuorviante far ricadere genericamente anche sul nostro comparto responsabilità che non ci appartengono".
L'attesa che non possiamo permetterci
Mentre la politica regionale sembra impegnata in altri fronti, migliaia di carpigiani rischiano di trovarsi senza alternative per visite specialistiche e accertamenti diagnostici. Le strutture private accreditate non possono programmare le attività del 2026 senza certezze contrattuali, e il tempo stringe.
Una riflessione necessaria
Forse è arrivato il momento di chiedersi se la sanità pubblica, da sola, riesca davvero a garantire tempi e qualità che i cittadini meritano. I poliambulatori privati accreditati non sono il nemico del servizio pubblico, ma un alleato che opera entro regole precise e controlli stringenti. La vera urgenza, come sottolinea giustamente
Anisap, è garantire continuità alle prestazioni sanitarie. Perché quando si tratta di salute, le ideologie dovrebbero lasciare spazio al pragmatismo. E ai cittadini che aspettano, da troppo tempo, risposte concrete. La Regione ha ancora qualche settimana per evitare che il 2026 inizi con un'emergenza annunciata. Sarebbe un peccato sprecare questa occasione, soprattutto in una terra come la nostra che della buona amministrazione ha sempre fatto un vanto.