C'è chi dice che la storia è scritta dai vincitori. Ma quando i vincitori decidono di riscriverla, allora nascono le polemiche. È quello che sta succedendo a Modena, dove una semplice targa commemorativa ha scatenato le ire del
Circolo "Ciro Menotti" di Carpi e dell'
Istituto Storico del Risorgimento, trasformando quella che doveva essere un'innocua cerimonia in una battaglia ideologica.
La targa della discordia
Fra pochi giorni verrà inaugurata una lapide sulla facciata dell'
Accademia Militare di Modena, nel maestoso
Palazzo Ducale. Fin qui, nulla di strano. Il problema nasce quando si legge cosa c'è scritto su quella targa: un'epigrafe che celebra il palazzo come "residenza dei Duchi della Casa d'Este e Asburgo d'Este nella città di Modena, capitale del Ducato di Modena, Reggio Emilia, Guastalla, Garfagnana, Lunigiana, Massa Carrara, uno degli antichi Stati che diedero vita nel 1861 al Regno d'Italia". Ecco, proprio su quell'espressione "diedero vita" si è scatenato il putiferio.
L'indignazione di Galantini
Cesare Galantini, portavoce del Circolo "Ciro Menotti" di Carpi, non le manda a dire: "Si tratta di una falsità storica". E ha ragione da vendere. La Modena dei Duchi, infatti, non fu certo tra i promotori dell'Unità d'Italia. Anzi, il
Ducato Austroestense era tutto fuorché favorevole alle idee risorgimentali, come sa bene chiunque abbia studiato un po' di storia. La posizione del Circolo è chiara come il sole: "Questa operazione, ispirata da ambienti politici ben definiti, viene presentata come un'innocua operazione di tipo storico, al limite del folclore quasi a fini turistici. Noi crediamo invece che si tratti di un'operazione apologetica del periodo ducale".
L'ironia della geografia
Ma c'è di più, e qui la storia si tinge di una sottile ironia. La targa verrà collocata proprio nelle vicinanze della statua di
Ciro Menotti, il patriota e martire della libertà che proprio da quel regime ducale fu fatto giustiziare. È come mettere una lapide in onore di Caino accanto al monumento ad Abele.
Menotti, carbonaro e patriota modenese, pagò con la vita nel 1831 il suo sogno di libertà e unità nazionale, finendo sul patibolo per ordine di
Francesco IV d'Austria-Este. Quella stessa dinastia che ora, secondo i critici, si vorrebbe riabilitare con operazioni di "revisione storica".
Una protesta che unisce
Il
Circolo Menotti di Carpi non è solo in questa battaglia. Si è infatti unito alla protesta dell'
Istituto Storico del Risorgimento di Modena, creando un fronte comune contro quella che definiscono "una vergogna per l'intera provincia di Modena". "Il Risorgimento, la Resistenza e l'affermazione della Repubblica sono la parte migliore della nostra storia patria", conclude
Galantini nella sua nota, "e certe subdole operazioni non possono metterli in discussione".
Oltre la polemica
Al di là delle posizioni politiche, questa vicenda solleva una questione importante: fino a che punto è lecito "addomesticare" la storia per renderla più digeribile o turisticamente appetibile? E quando la ricerca di una pacificazione storica rischia di trasformarsi in un'operazione di revisionismo? I protagonisti di questa vicenda hanno le idee chiare. Da una parte chi vede nella targa un tentativo di riabilitazione di un periodo tutt'altro che glorioso per la causa nazionale. Dall'altra, probabilmente, chi considera quelle parole una semplice descrizione geografica e istituzionale. La verità, come spesso accade, sta forse nel mezzo. Ma una cosa è certa: quando si tocca la storia, bisogna farlo con mani pulite e coscienza cristallina. Perché i morti, come
Ciro Menotti, non possono più difendersi. Tocca ai vivi farlo per loro.