Quando le foto raccontano il futuro che vogliamo


Quando le foto raccontano il futuro che vogliamo

È arrivata quell'epoca dell'anno in cui Carpi si ferma a riflettere, con la delicatezza che contraddistingue da sempre la nostra città. Dal 18 al 26 ottobre torna il "Màt - Settimana della Salute Mentale", giunto alla sua XV edizione, e con esso una delle iniziative più toccanti: la mostra "Verso il nostro futuro" che aprirà i battenti in Sala Duomo. Dietro questa esposizione c'è il lavoro instancabile del Gruppo Fotografico Grandangolo BFI-APS e del suo presidente Danilo Baraldi, che da otto anni ormai ha trasformato un semplice laboratorio fotografico in qualcosa di molto più grande: un ponte tra le generazioni e le fragilità umane. "L'accoglienza", il filo conduttore di quest'anno, non è solo una parola scritta su una locandina, ma diventa linguaggio universale attraverso l'obiettivo di una macchina fotografica. La magia di questa iniziativa sta nei numeri che raccontano storie: oltre 40 persone hanno partecipato al laboratorio, ma non si tratta di un gruppo qualunque. Per la prima volta, i piccoli della scuola d'infanzia Arcobaleno - una ventina di bimbi dai 3 ai 5 anni - hanno lavorato fianco a fianco con una decina di ragazzi della Cooperativa sociale Nazareno. Insieme a loro, come sempre, gli utenti del Centro di Salute Mentale di Carpi e cittadini comuni che hanno scelto di mettersi in gioco. Cosa significa tutto questo? Significa che in una società che spesso divide, Carpi continua a scommettere sull'unione. Significa che un bambino di tre anni può insegnare qualcosa a un adulto che sta lottando con i propri demoni interiori, e viceversa. Significa che l'arte, nelle sue forme più semplici - fotografie, collage, disegni, pitture - diventa il linguaggio comune per rispondere alla domanda che Baraldi ha posto a tutti: "Cosa è per me l'accoglienza, declinata in un'ottica legata al futuro?". La risposta la troverete passeggiando tra le opere esposte, dove ogni scatto, ogni pennellata, ogni ritaglio di carta racconta una piccola rivoluzione silenziosa: quella di una città che non ha paura di guardare negli occhi la fragilità e di trasformarla in bellezza.

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