Modena si guadagna un posto non proprio invidiabile nella classifica mondiale del traffico. Secondo l'
Index Global Traffic Scorecard 2025, i nostri concittadini hanno trascorso
42 ore bloccati nel traffico durante l'ultimo anno. Un primato che ci posiziona al
181° posto mondiale e al
16° in Italia, con un aumento del 5% rispetto al 2024.
Il semaforo verde che non libera nessuno
Chi di noi non ha mai vissuto quella frustrazione tipicamente modenese? Il semaforo diventa verde, ma la colonna rimane immobile. I minuti scorrono, la destinazione resta sempre a quei famosi "dieci minuti", e intanto la vita passa dal finestrino dell'auto. Le
42 ore perdute dai modenesi nel 2025 raccontano una storia che tocca tutti: dai pendolari che ogni mattina affrontano la
Tangenziale ai genitori che accompagnano i figli a scuola attraversando il centro città. Un tempo che, messo insieme, equivale a più di una settimana lavorativa sprecata nell'abitacolo.
La mappa del caos quotidiano
Lo studio della società americana
Inrix disegna una cartina fin troppo familiare ai carpigiani e ai modenesi. Le
"aree di pendolarismo" più critiche? Proprio quella
direzione Carpi che ogni giorno mette alla prova la pazienza di migliaia di automobilisti. La
Vignolese verso
San Damaso e
Spilamberto, la strada per
Sassuolo, la
zona dei Mulini Nuovi: un reticolo di criticità che rende i nostri spostamenti quotidiani una sfida contro il tempo e i nervi.
Carpi, crocevia del traffico provinciale
Per chi vive a
Carpi, la situazione assume contorni ancora più definiti. La nostra città rappresenta uno dei principali poli di attrazione del traffico provinciale, con collegamenti verso
Nonantola,
Mirandola e
Castelfranco che ogni giorno si trasformano in arterie congestionate.
Ermes Spadoni, presidente della
FIAB Modena (Federazione italiana ambiente e biciclette), va dritto al punto:
"Quando siamo imbottigliati ci capita di dire: 'Dove va tutta questa gente?', pensando prima alle nostre necessità. Invece, è evidente che anche noi, ciascuno con la propria auto, non solo ci troviamo nel traffico, ma ne facciamo parte".
Il paradosso della mobilità di prossimità
Ecco il dato che più dovrebbe far riflettere noi carpigiani: a
Modena il 45% degli spostamenti sotto i due chilometri e mezzo avviene in auto. Una distanza che, in bicicletta o a piedi, richiederebbe spesso meno tempo di quello necessario per trovare parcheggio.
"La bici, soprattutto elettrica, è un mezzo che potrebbe aiutare", suggerisce
Spadoni.
"Non dobbiamo obbligare le persone a cambiare mezzo, ma dare un'opportunità diversa".
Le soluzioni che non arrivano mai
Gli autobus girano nel traffico insieme alle auto private, senza offrire vantaggi reali in termini di velocità. La rete ciclabile tra i centri della provincia rimane insufficiente. E finché si potrà parcheggiare gratuitamente per otto ore in centro, la comodità dell'auto privata continuerà a vincere su tutto.
Spadoni non ha illusioni:
"La macchina ormai non verrà mai eliminata". Ma piccoli cambiamenti - orari di lavoro flessibili, smart working, incentivi al trasporto pubblico - potrebbero almeno alleggerire la pressione sulle nostre strade.
Un confronto che consola poco
Se
Roma e
Milano registrano rispettivamente
76 e 67 ore perse nel traffico, possiamo consolarci pensando di essere messi meglio. Superiamo
Bologna (39 ore) ma restiamo dietro a
Reggio Emilia, prima in regione con
47 ore di code. Un confronto che, alla fine dei conti, ci ricorda come il problema del traffico urbano sia diventato una costante delle nostre vite, una tassa invisibile che paghiamo ogni giorno in termini di tempo, stress e qualità della vita. La domanda che resta è sempre la stessa: quando riusciremo a trasformare queste
42 ore perse in qualcosa di più utile per le nostre vite e la nostra comunità?