Quattrocentodieci armi inviate alla rottamazione: giro di vite


Quattrocentodieci armi inviate alla rottamazione: giro di vite
La Questura di Modena ha messo a segno un'operazione di controllo senza precedenti sui detentori di armi da fuoco della provincia: 410 armi sono finite al tritacarne della rottamazione. Un numero che fa riflettere e che racconta una storia di responsabilità e controllo che tocca da vicino anche noi carpigiani.

La normativa che ha fatto la differenza

Dal 14 settembre 2019 il gioco si è fatto più serio. Chi detiene armi senza porto d'armi o permesso valido deve presentare ogni cinque anni un certificato medico di idoneità psicofisica. Non è burocratizzazione fine a se stessa: serve a verificare che chi ha un'arma in casa sia ancora in grado di gestirla responsabilmente. Il Questore Lucio Pennella ha voluto vederci chiaro e ha dato il via a controlli approfonditi. Più di 700 diffide sono partite dagli uffici della Questura verso chi non aveva ancora consegnato il certificato obbligatorio. Un reminder che non ammette distrazioni.

Quando la responsabilità diventa obbligo

La certificazione medica deve attestare l'assenza di malattie mentali o patologie che compromettano la capacità di intendere e volere. Non solo: deve escludere l'uso di sostanze stupefacenti, psicotrope o l'abuso di alcol. Insomma, criteri di buon senso trasformati in legge. Chi ha ignorato la diffida si è trovato con 60 giorni per mettersi in regola. Passato questo termine, scatta la segnalazione al Prefetto e il divieto di detenzione. È successo a 11 persone che ora non possono più tenere armi e munizioni in casa.

Il destino delle armi ritirate

Delle 410 armi finite nel tritacarne della storia, 28 hanno avuto un destino diverso: ritenute di interesse storico, sono state inviate al Ministero della Cultura. Gli altri fucili e pistole hanno preso la strada del Cerimant dell'Esercito per la rottamazione definitiva. Alcune sono state consegnate spontaneamente dai proprietari che hanno capito di non voler più quella responsabilità. Altri hanno dovuto cedere le armi dopo i controlli. In entrambi i casi, la provincia di Modena è diventata un po' più sicura.

Una questione di civiltà

Questi numeri raccontano una storia che va oltre la semplice cronaca. Parlano di una comunità che ha scelto la responsabilità, di istituzioni che fanno il loro dovere e di cittadini che, nella stragrande maggioranza, si adeguano alle regole. L'Ufficio Armi della Questura continua il suo lavoro silenzioso ma fondamentale. Perché la sicurezza, quella vera, si costruisce anche così: verificando che chi detiene un'arma sia ancora in grado di farlo responsabilmente. Un controllo che non limita la libertà, ma la protegge.
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