Settanta giovani che allenano altri settanta: la battaglia contro i bulli parte dai banchi di scuola


Settanta giovani che allenano altri settanta: la battaglia contro i bulli parte dai banchi di scuola

Hanno ottant'anni in due, ma l'entusiasmo di chi sa che le battiglie più importanti si vincono un passo alla volta. Tamara Calzolari e Stefania Ascari hanno presentato ieri mattina "Allarga lo Sguardo", un progetto che ha l'ambizione di mettere un freno al bullismo e al cyberbullismo nel nostro territorio. Non con le prediche dall'alto, ma costruendo una rete che parte dal basso, dai ragazzi stessi. Perché se è vero che la scuola rimane il luogo dove il 66% degli episodi di bullismo trovano terreno fertile - come conferma l'Osservatorio Indifesa 2024 che ha coinvolto oltre 1700 giovani dai 14 ai 26 anni - è anche vero che può diventare il luogo della rinascita. E qui entra in gioco l'intuizione più interessante del progetto: formare ottanta ragazzi perché diventino peer educator, cioè educatori tra pari. Giovani che parlano ai giovani, nella lingua che solo loro sanno usare. "Il disagio che vivono le ragazze e i ragazzi vittime di episodi di bullismo non ci può lasciare indifferenti", ha spiegato l'assessore del Comune di Carpi Tamara Calzolari, "perché spesso segnano in modo indelebile la vita dei nostri giovani". Una verità che i dati nazionali confermano senza appello: il 75% delle vittime perde autostima e fiducia negli altri, mentre il 47% sviluppa ansia sociale e attacchi di panico. Non sono numeri, sono vite che rischiano di spezzarsi prima ancora di fiorire. Il progetto triennale, nato dalla collaborazione tra Unione Terre d'Argine, Ausl di Modena, Centro per le Famiglie e le scuole superiori del territorio, con il supporto della cooperativa romana "Rifornimento in Volo", non si limita ai giovani. Coinvolge insegnanti, psicologi, operatori e soprattutto i genitori. Perché, come ha sottolineato Stefania Ascari, direttrice del Distretto di Carpi, "mettere al centro i ragazzi significa offrire loro spazi di ascolto, educazione e partecipazione, sostenendo al contempo famiglie e insegnanti nel loro ruolo educativo". Anna Maria Vecchi del Centro per le Famiglie è stata ancora più diretta: si tratta di "un progetto che nasce dal basso per scardinare errate convinzioni". E in effetti, il fenomeno del bullismo - che secondo i dati colpisce più i maschi, mentre il cyberbullismo prende di mira soprattutto le ragazze - non si combatte solo con i divieti, ma cambiando la cultura. Il programma prevede formazione per docenti e operatori, laboratori per i genitori e quei famosi momenti pubblici di confronto che dovrebbero coinvolgere tutta la comunità carpigiana. Perché il ghosting, quella pratica crudele di sparire improvvisamente dalla vita di qualcuno senza spiegazioni, e il cyberbullismo non sono problemi che si risolvono tra le mura di casa o di scuola. Sono questioni che riguardano tutti noi. Barbara Zanolli, psicologa e psicoterapista del progetto, ha chiuso con una promessa: "L'approccio integrato e la supervisione costante dei gruppi di lavoro consentiranno di condividere buone pratiche e di costruire una rete di protezione diffusa a favore di tutti gli adolescenti del territorio". Speriamo che non rimangano solo belle parole, ma che diventino fatti concreti. Perché dietro ogni statistica c'è un ragazzo o una ragazza che ha diritto di crescere senza paura.

Visualizza le fonti dell'articolo