Quando la tradizione emiliana e la solidarietà si incontrano lungo le corsie dell'ospedale, nascono quelle storie che ci ricordano il significato più autentico del Natale. E infatti, proprio nel periodo delle feste, l'
Ospedale Ramazzini di Carpi ha risuonato delle note antiche della
piva emiliana, strumento che un tempo accompagnava le veglie dei nostri nonni sull'Appennino.
La magia della tradizione che cura
L'iniziativa, nata dal cuore di una famiglia carpigiana, ha portato
Babbo Natale e un musicista in costume tradizionale nei reparti di
Pediatria,
Ostetricia e
Lungodegenza.
Emanuela Lusuardi, l'anima di questo progetto, ci racconta che tutto è nato dal desiderio della figlia
Francesca Tavaglione di ripetere un'esperienza che aveva segnato la famiglia vent'anni fa. "Mia figlia Francesca voleva rivivere quella magia", spiega
Emanuela, che insieme al marito
Paolo aveva già portato sorrisi tra i piccoli pazienti del Ramazzini due decenni or sono. Una storia che si ripete, come le note di una melodia cara che torna a scaldarci il cuore.
Il suono dell'Appennino tra le corsie moderne
Alessandro Serafini, maestro della piva emiliana, ha accompagnato
Babbo Natale (interpretato da
Claudio Bertollo) in questo viaggio speciale. La piva, cornamusa tipica del nostro Appennino parmense e piacentino, è uno strumento che sembrava destinato all'oblio dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma che dagli anni Ottanta ha trovato nuova vita grazie a musicisti appassionati come Alessandro.
Una squadra del cuore
Accanto a Babbo Natale e al suonatore di piva, hanno lavorato le "aiutanti"
Emanuela Lusuardi e
Serena Daolio, distribuendo una trentina di regali acquistati appositamente per l'occasione. Un piccolo esercito di volontari che ha saputo trasformare un pomeriggio qualunque in un momento di festa per chi il Natale lo deve passare lontano da casa. L'operazione ha avuto il via libera e il supporto del
dottor Cosimo Ruggiero dello staff Direzione Amministrativa dell'Ospedale, di
Federica Zucchi, referente per la Promozione della salute, e di tutto il personale sanitario coinvolto.
Il valore del gesto semplice
In un'epoca in cui spesso ci lamentiamo della perdita dei valori, iniziative come questa ci dimostrano che la solidarietà autentica esiste ancora. Non servono grandi investimenti o organizzazioni complesse: bastano la volontà di dare un sorriso e la capacità di trasformare una tradizione in un dono per chi soffre.
Emanuela Lusuardi conclude con parole che dovremmo tutti tenere a mente: "Un grazie e un augurio di Buon Natale a tutti i bambini e le persone che trascorreranno le feste in ospedale". Perché il Natale vero non è quello delle vetrine scintillanti, ma quello che sa portare calore umano dove ce n'è più bisogno. La piva emiliana, con le sue note che un tempo accompagnavano i momenti di comunità nelle nostre valli, torna così a unire le persone, questa volta non attorno al focolare di casa, ma lungo le corsie di un ospedale. E forse proprio questo è il miracolo più bello: quando la tradizione si mette al servizio della solidarietà, nasce sempre qualcosa di straordinario.