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Teatro Comunale di Carpi si prepara a un altro lungo periodo di chiusura estiva, e questa volta
Fratelli d'Italia non ci sta. La decisione di serrare i battenti da aprile a settembre 2026 per lavori di restauro ha scatenato la reazione del gruppo consiliare guidato da
Annalisa Arletti, che parla di una scelta "grave e incomprensibile".
La protesta di Fratelli d'Italia
La notizia è arrivata via email alle associazioni interessate, come una di quelle comunicazioni che nessuno vorrebbe mai ricevere.
Annalisa Arletti, consigliere regionale e capogruppo di FdI in Consiglio comunale, non le manda a dire: "Per il secondo anno consecutivo il Teatro viene chiuso proprio nei mesi più importanti per la vita culturale della città". E qui sta il punto dolente: mentre altrove si organizzano saggi di fine anno, spettacoli di danza e concerti, a Carpi il sipario cala proprio quando dovrebbe alzarsi di più.
L'impatto sulla città
Non è solo una questione di cultura, sostiene
Arletti. La chiusura estiva colpisce l'intero tessuto economico carpigiano: "Meno eventi significa meno pubblico, meno movimento per ristoranti, bar, hotel e attività commerciali". Un effetto domino che parte dal palcoscenico e arriva fino ai tavolini dei caffè del centro. Le conseguenze più pesanti ricadono su scuole e associazioni artistiche, quelle realtà che fanno dell'estate il loro momento di maggiore visibilità. I saggi di fine anno non sono solo spettacoli, ma vetrine del lavoro svolto durante l'anno, occasioni per le famiglie di vedere i progressi dei propri figli.
Le richieste dell'opposizione
Fratelli d'Italia non si limita alle critiche e presenta un'interrogazione al Sindaco e alla Giunta. Le domande sono dirette: perché una chiusura così lunga? Quali alternative per scuole e associazioni? E soprattutto, non si potevano programmare i lavori diversamente? La proposta del partito di
Giorgia Meloni punta sulla flessibilità: "Perché non iniziare i restauri da luglio, lasciando aperto il teatro almeno a maggio e giugno?". Una soluzione che potrebbe salvare capra e cavoli, permettendo almeno una parte degli eventi tradizionali.
Una questione di programmazione
"Il Teatro Comunale non può essere gestito come una struttura secondaria", conclude
Arletti con la determinazione di chi conosce bene il valore di questo gioiello architettonico carpigiano. E in effetti, quando si tratta del principale contenitore culturale della città, ogni decisione dovrebbe essere ponderata con particolare attenzione. La sfida ora è trovare un equilibrio tra le necessarie opere di manutenzione e le esigenze di una comunità che nel teatro vede non solo un edificio, ma il cuore pulsante della propria vita culturale. Perché, come diceva qualcuno, lo spettacolo deve continuare - possibilmente senza troppi intermezzi.