Che bello sarebbe stato vedere la faccia di certi dirigenti di big city quando hanno saputo che da Carpi - sì, proprio da quella cittadina della Bassa che alcuni snob del pallone guardano ancora con sufficienza - sono partiti ben quattro ragazzi per gli stage delle rappresentative di Lega Pro. Perché vedete, cari lettori dell'Ombra del Portico, il calcio vero non si misura solo con gli zeri sui conti in banca, ma anche e soprattutto con la capacità di crescere i talenti in casa propria. L'AC Carpi ha infatti motivo di gonfiare il petto d'orgoglio: Nicola Baroni (classe 2009), Leonardo Goldoni (2010), Giovanni Gandolfi (2011) e Luca Antonacci (2011) sono stati convocati per gli stage di selezione delle rispettive rappresentative giovanili. Non è roba da poco, credetemi. Quando la Lega Pro ti chiama per uno stage a Tavarnuzze di Impruneta - località che ai più dirà ben poco ma che nel mondo del calcio giovanile suona come una campana d'oro - significa che il lavoro fatto dalle parti di via Peruzzi sta dando i suoi frutti migliori. Baroni, attaccante dell'Under 17, sarà il primo a partire martedì 28 ottobre, seguito mercoledì dal centrocampista Goldoni dell'Under 16. Giovedì toccherà al portiere Gandolfi e al centrocampista Antonacci, entrambi dell'Under 15. Un poker d'assi che fa onore al settore giovanile bianco-rosso e che testimonia come la programmazione di lungo periodo stia finalmente pagando dividendi concreti. Perché, diciamocelo senza giri di parole, vedere quattro ragazzi cresciuti nel nostro vivaio ricevere questa chiamata è un po' come assistere alla fioritura di un albero piantato anni fa con cura e dedizione. In un'epoca in cui si parla troppo spesso di mercato e di campioni milionari, fa piacere raccontare di giovani che sudano sui campi di periferia sognando la maglia della nazionale. E se il sogno dovesse diventare realtà, sappiate che tutto è iniziato qui, tra i filari della nostra pianura e l'orgoglio di una città che nel calcio ha sempre creduto, anche nei momenti più bui. Adesso non resta che incrociare le dita e aspettare notizie da Tavarnuzze. Ma una cosa è certa: quale che sia l'esito degli stage, Carpi ha già vinto la partita più importante, quella di aver saputo coltivare i propri talenti senza perdere mai la bussola dell'identità e dei valori. E questo, credetemi, vale più di molti trofei che fanno bella mostra nelle bacheche dorate di certe società dal blasone millenario ma dall'anima svuotata.
Il vivaio bianco-rosso fa centro: quattro talenti carpigiani alle porte della gloria