Era una di quelle serate di fine ottobre in cui l'aria si fa pungente e i nodi vengono al pettine. Nel consiglio comunale di Carpi del 30 ottobre 2025, mentre fuori si preparava il ponte di Ognissanti, dentro Palazzo Pio si consumava una seduta che aveva tutto il sapore di una resa dei conti. E i conti, appunto, erano il tema della serata. La consigliera Federica Boccaletti di Fratelli d'Italia aveva aperto le danze con un'interrogazione che suonava quasi come un grido di dolore: "Solo tre aree di sgambamento per i cani in tutta Carpi? Per una città che si vanta di amare gli animali, sembrano davvero poche". L'assessore all'ambiente Serena Pedrazzoli ha risposto con la diplomazia di chi sa di camminare sui carboni ardenti: risorse limitate, vincoli acustici per i residenti, e quella frase che sa tanto di "vedremo": "I tempi saranno definiti in base alle priorità urbanistiche". Ma è quando si è parlato dei 3,5 milioni di euro per il Campo di Fossoli che la serata ha preso una piega grottesca. Il consigliere Enrico Fieni, sempre di Fratelli d'Italia, ha incalzato con domande precise sui fonti ministeriali del 2019 per la conservazione del campo, ottenendo dall'assessore Paolo Malvezzi una risposta che suonava come un bollettino di guerra: "Il segretariato regionale non ha mai risposto alle nostre richieste di informazioni". Traduzione: abbiamo speso milioni senza sapere bene cosa sia stato fatto davvero. Il momento clou è arrivato con la variazione di bilancio da 1,5 milioni di euro, spacciata come una manovra di ordinaria amministrazione. La consigliera Medici di Carpi Civica non ha usato mezzi termini: "State vendendo i soldi dei vostri nipoti per coprire gli errori di oggi. Trenta anni di concessioni per le antenne telefoniche regalate per un milione e mezzo che ci serviva subito". Una stoccata che ha fatto calare il gelo in aula. Il sindaco Riccardo Righi, nel tentativo di arginare le polemiche, ha tirato fuori il manuale delle giustificazioni: "Non è un obbligo, è un'opportunità commerciale. E poi, chi ci dice che tra trent'anni le tecnologie attuali esisteranno ancora?". Peccato che l'argomento suoni pericolosamente simile al giocatore che punta tutto al casinò sperando nella fortuna. L'assessore Mariella Lugli, dal canto suo, ha difeso la manovra con l'orgoglio di chi presenta un capolavoro: "Una variazione che si autofinanzia senza toccare l'avanzo libero". Ma quando si scava sotto la superficie, emerge un quadro preoccupante: gli oneri di urbanizzazione calano di 500mila euro, i progetti per l'ospedale slittano al 2026, e la bretella di Fossoli continua a essere un'opera faraonica dai costi sempre crescenti. Il consigliere Bonzanini della Lega non ha fatto sconti: "È come prendere l'uovo oggi rinunciando alla gallina domani. E quando avremo finito di vendere tutto - Borgo Valsugana, mercato coperto, antenne - cosa faremo l'anno prossimo?". Una domanda che echeggia come un presagio. La serata si è chiusa con le votazioni che hanno sancito le divisioni: la maggioranza che approva tutto compatta, l'opposizione che alza le barricate. Ma al di là dei voti, resta l'impressione di una città che naviga a vista, tra progetti mai completati, espropri che costano il doppio del previsto e scelte che sembrano dettate più dall'urgenza che dalla lungimiranza. E mentre fuori Carpi si addormenta sotto le prime brume autunnali, dentro Palazzo Pio risuonano ancora le parole della consigliera Medici: "Fra trent'anni non ci sarò, ma non mi prendo impegni economici per i vostri figli". Parole che, al di là del colore politico, dovrebbero far riflettere chiunque abbia a cuore il futuro di questa città.
Tra lacune dell'opposizione e silenzi imbarazzanti: la notte carpigiana dei conti che non tornano
