Un trenino di speranza per la comunità: il Lions Club Mirandola riparte con quattro nuovi vagoni


Un trenino di speranza per la comunità: il Lions Club Mirandola riparte con quattro nuovi vagoni

Il vecchio Enzo Ragazzi deve aver visto parecchi film western nella sua vita, perché quando parla del Lions Club Mirandola lo descrive come "il trenino di 'C'era una volta il West' che porta conforto a una comunità abbandonata". E bisogna ammettere che la metafora non è poi così peregrina: in una provincia che spesso si sente dimenticata dalle grandi narrazioni nazionali, vedere cinquantasette persone unite dall'idea di "servire" ha qualcosa di commovente e necessario. Lo scorso 21 ottobre, nella cornice di Villa Fondo Tagliata - uno di quei luoghi che ci ricordano quanto sia bella la nostra terra quando la si sa valorizzare - il presidente Enzo Ragazzi ha ricevuto il simbolico martelletto dalla sua predecessora Nadia Poletti. Un gesto semplice, quasi rituale, ma che segna l'inizio del cinquantanovesimo anno di vita del Lions Club mirandolese. La serata ha avuto un protagonista d'eccezione: la crescita. Quattro nuovi soci si sono uniti al club, portando il totale a cinquantasette associati, facendo di Mirandola uno dei club più numerosi dell'intero Distretto 108TB. Non sono arrivati per caso: Mariella Racca, biologa impegnata nel volontariato, Marcello Vinci, consulente finanziario, Chiara Carreri, subagente assicurativa, e Franco Poletti, presidente di Livanova, una multinazionale del settore apparecchi medicali. Professionalità diverse, ma unite da quella che il governatore Teresa Filippini ha definito una missione ambiziosa: contribuire all'obiettivo mondiale di raggiungere 1,5 milioni di associati Lions entro il 2027 e sfamare un miliardo di persone. Ma è quando Ragazzi ha iniziato a parlare dei progetti che la serata ha preso una piega interessante. "Si punta sull'ideale, partendo dal reale e si raggiunge il massimo possibile", recita il suo motto. Tradotto dal linguaggio delle buone intenzioni: aiutare i giovani a entrare nel mondo del lavoro, occuparsi della salute attraverso il Lions Day e il Progetto Martina, organizzare un convegno su "Salute, Sport e Benessere" già a fine novembre a Medolla. Insomma, le solite cose che fanno i Lions, ma con quella passione che ancora stupisce chi pensa che tutto sia ormai affidato alle istituzioni. Il momento più toccante è arrivato quando Paolo Campedelli ha intervistato Federico Pivetti, uno studente che nel 2025 ha ottenuto la maturità saltando direttamente dalla quarta superiore all'esame finale. Un ragazzo con "spiccate doti naturali di leader", come lo descrivono, chiamato a testimoniare la fattibilità del Progetto Leo Club, l'associazione giovanile dei Lions. Alla domanda se i giovani di oggi saranno tenaci come quelli di un tempo, Pivetti ha risposto con una sicurezza disarmante: "Lo saranno di più, perché ora gli ostacoli da superare sono in numero maggiore". Una risposta che fa riflettere, soprattutto noi adulti che spesso guardiamo ai ragazzi con una malcelata nostalgia per i "bei tempi che furono". Forse Pivetti ha ragione: in un mondo più complicato servono giovani più determinati. E se il Lions Club Mirandola riuscirà davvero a creare questo Leo Club, avrà fatto qualcosa di concreto per il futuro della comunità. Alla fine, tornando alla metafora ferroviaria del presidente, viene da pensare che in questo trenino la locomotiva sia davvero la voglia di servire, il tender l'energia messa a disposizione, i vagoni passeggeri la comunità dei Lions, e quello merci l'amicizia che tiene tutto insieme. Un po' retorico? Forse. Ma in tempi in cui l'individualismo sembra l'unica filosofia praticabile, vedere cinquantasette persone che si riuniscono per fare del bene ha ancora il sapore della notizia.

Visualizza le fonti dell'articolo