Il silenzio che si è fatto nel Dipartimento di Salute Mentale di Carpi ha il peso di una perdita che va oltre il lavoro quotidiano. Letizia Poli, infermiera stimata e donna di grande cuore, ci ha lasciati troppo presto, portando con sé quel sorriso che sapeva accendere speranza anche nei momenti più bui. Chi ha avuto la fortuna di incrociare il suo cammino professionale sa bene che Letizia non era semplicemente un'infermiera. Era quella presenza che riusciva a trasformare un reparto in un luogo più umano, dove la cura andava ben oltre la medicina e toccava l'anima delle persone. I suoi colleghi dell'Azienda USL di Modena oggi la ricordano non solo per la competenza tecnica, ma per quella rara capacità di vedere la persona dietro la malattia. La sua battaglia quotidiana contro lo stigma che ancora oggi colpisce chi soffre di disturbi mentali era diventata una missione personale. Letizia credeva fermamente che l'integrazione sociale fosse parte integrante del percorso di guarigione, e per questo si spendeva senza riserve nel dialogo con le famiglie e le associazioni del territorio carpigiano. Un ponte umano tra il mondo della sanità e la comunità, costruito con pazienza e dedizione. Ora che il suo posto rimane vuoto, resta la testimonianza di chi ha saputo fare della propria professione una vocazione autentica. I colleghi del Dipartimento parlano di lei come di un esempio che continuerà a guidare il loro lavoro, una stella polare che illuminerà ancora le giornate più difficili. La Direzione dell'AUSL e tutti i colleghi si stringono attorno alla famiglia di Letizia, consapevoli che certe perdite lasciano un vuoto impossibile da colmare. Ma forse, proprio come lei insegnava ogni giorno, dalla sofferenza può nascere una forza nuova per continuare a prendersi cura degli altri con la stessa umanità che lei ci ha donato.
Una luce che si spegne al Dipartimento di Salute Mentale: addio a Letizia Poli