Nella notte tra sabato 26 e domenica 27 ottobre, alle 3 del mattino le lancette torneranno indietro di un'ora. Si chiude così il periodo dell'ora legale 2024, con un bilancio economico che fa riflettere: oltre 90 milioni di euro risparmiati in sette mesi grazie ai minori consumi energetici. Il cambio avverrà automaticamente su smartphone e dispositivi digitali, mentre sarà necessario regolare manualmente orologi analogici, sveglie tradizionali e alcuni elettrodomestici. In pratica, quella che doveva essere la notte più corta dell'anno diventa invece quella più lunga: un'ora di sonno in più che, secondo gli esperti, ha benefici concreti per la salute. "Sessanta preziosi minuti di riposo in più", spiega Piero Barbanti, neurologo e direttore dell'Unità per la Cura e la Ricerca su Cefalee e Dolore dell'Irccs San Raffaele di Roma. "Il sonno è il nostro farmaco più potente. Basta una sola ora di relax in più per far crollare il cortisolo, riducendo le malattie stress-correlate come l'infarto". I numeri del risparmio energetico confermano l'utilità del sistema attuale. Terna, la società che gestisce la trasmissione di energia elettrica in Italia, ha calcolato che nei sette mesi di ora legale appena conclusi si sono registrati minori consumi per 310 milioni di kWh, equivalenti al fabbisogno medio annuo di circa 120mila famiglie. Un risparmio che si traduce anche in benefici ambientali: 145mila tonnellate di CO2 in meno rilasciate nell'atmosfera. Dal 2004 a oggi, l'ora legale ha permesso all'Italia di risparmiare complessivamente oltre 12 miliardi di kWh, per un valore economico di circa 2,3 miliardi di euro. Cifre che fanno riflettere, considerando che l'Europa discute da anni dell'abolizione del cambio stagionale senza mai arrivare a una decisione definitiva. La riforma europea che non decolla rappresenta uno dei dossier più curiosi dell'Unione. Nel 2018 la Commissione europea propose di eliminare il passaggio tra ora legale e solare, forte di una consultazione pubblica record: 4,6 milioni di risposte, con il 75% dei partecipanti che lamentava disturbi legati al cambio orario e oltre l'80% favorevole all'abolizione. Il Parlamento europeo approvò la proposta nel marzo 2019 con 410 voti favorevoli, rinviando però l'applicazione al 2021 per permettere un coordinamento tra i Paesi membri. Da allora, il dossier è rimasto bloccato al Consiglio dell'UE: prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina, infine l'oblio burocratico. "La proposta è ancora lì", ha ricordato nei giorni scorsi una portavoce della Commissione europea. "Crediamo che una soluzione coordinata sia ancora possibile, ma ora la palla è nel campo degli Stati membri". Recentemente la Spagna ha annunciato di voler riaprire il dibattito, definendo "senza senso" continuare a spostare le lancette due volte l'anno. Nel frattempo, l'ora solare che scatta domenica resterà in vigore fino all'ultimo fine settimana di marzo, quando il 29 marzo 2025 tornerà l'ora legale. Un rituale che continua da decenni, mentre l'Europa resta divisa tra chi preferisce l'ora legale permanente (oltre il 50% nella consultazione del 2018) e chi opta per quella solare (36%). La questione rimane aperta: abolire definitivamente il cambio orario o mantenere un sistema che, pur creando qualche disagio, garantisce risparmi energetici significativi? Una decisione che tocca abitudini consolidate, equilibri economici e la vita quotidiana di 450 milioni di europei.
Un'ora in più di sonno: il ritorno dell'ora solare tra vantaggi e riforme mai nate